Stufe e pellet sono al centro dell’interesse degli italiani nell’inverno in corso, da nord a sud. Gli ultimi mesi hanno visto un picco delle ricerche online con le due chiavi di ricerca, come certificato dai dati di Google Trends, un indicatore sensibile alle tendenze dell’opinione pubblica e del mercato.
A fine 2022 la ricerca della parola “stufe” in Italia ha raggiunto il picco degli ultimi cinque anni, con una crescita del 25% rispetto al numero di ricerche registrate negli inverni precedenti, e alti numeri si sono registrati anche nel mese di novembre. Valle d’Aosta, Veneto, Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Piemonte le regioni da cui più persone hanno interrogato il motore di ricerca. E sempre negli stessi giorni ha raggiunto l’apice anche il numero di ricerche della parola “pellet”, anche in questo caso in crescita del 25% rispetti agli ultimi cinque anni, e con una ripresa di interesse tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Sardegna, Valle d’Aosta, Calabria, Molise e Basilicata le regioni più sensibili all’argomento.
Il parco installato in Italia, ricordano gli ultimi dati di Aiel – Associazione italiana energie agroforestali, consta di oltre 8,3 milioni i sistemi di riscaldamento a biomasse, con una crescita nell’ultimo decennio dei generatori a pellet, che rappresentano circa il 72% del totale degli apparecchi venduti in Italia. Le imprese italiane coinvolte nella filiera “dal bosco al camino” sono circa 14mila, per un fatturato complessivo di oltre 4 miliardi di euro e più di 72mila posti di lavoro. Un comparto che affronta le sfide dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità: grazie al turnover tecnologico è possibile ridurre del 70% le emissioni di polveri sottili dalla combustione domestica a biomasse. Nel 2020 71mila italiani hanno aderito al Conto Termico, l’incentivo che consente di acquistare una stufa nuova. Molta la strada da fare in questo senso: il 66% dei generatori installati ha più di dieci anni d’età, il 19% ha dai 5 ai 10 anni e il 15% ha meno di 5 anni.